SAGGI

Il coraggio delle donne

14.00  13.30 
«Ci chiedevamo a che punto eravamo, che giudizio dare dei vecchi e dei nuovi movimenti femminili, quante delle nostre speranze si erano realizzate e quanto restava ancora da fare. In quelle discussioni su un punto ci trovavamo pienamente d’accordo, l’ammirazione per lo straordinario coraggio di donne di ogni tempo per l’affermazione di sé stesse e per i sacrifici compiuti nel cammino di emancipazione e liberazione del genere femminile» (Chiara Valentini a Dacia Maraini). Dopo secoli e anzi millenni di società patriarcali in cui sono rimaste in stato di minorità, subalterne agli uomini, senza diritti, senza identità sociale propria, nell’ultimo secolo le donne sono venute compiendo la loro rivoluzione. Ma stereotipi e ostilità continuano a essere d’ostacolo e anzi oggi sono molti i segnali che indicano come nessuna conquista possa essere data per acquisita. Due intellettuali, due amiche con alle spalle una vita di impegno e militanza sulla questione femminile riflettono insieme sul lungo cammino percorso e con una vivida serie di ritratti di donne esemplari onorano le tante che con il loro coraggio ne hanno segnato il procedere.

Il lavoro dello spirito

13.00  12.35 

Piccola Biblioteca Adelphi, 751
Tra il 1917 e il 1919 Max Weber tenne due confe­renze dal titolo Die geistige Arbeit als Beruf, che po­tremmo tradurre «Il lavoro dello spirito come professione». Formulazione quanto mai pregnante, perché rappresentava l’idea regolativa, il progetto e la speranza che avevano animato il mondo della grande cultura borghese tra Kant e Goethe, tra Ro­manticismo e Schiller, tra Fichte e Hegel, e avreb­bero costituito il filo conduttore dello stesso pensie­ro rivoluzionario successivo, da Feuerbach a Marx. Il «lavoro dello spirito» è il lavoro creativo, auto­nomo, il lavoro umano considerato in tutta la sua attuosa potenza, e volgersi alla sua affermazione si­gnifica liberazione di ogni attività dalla condizio­ne di lavoro comandato, dipendente, e cioè alie­nato.

La Tavoletta dei Destini

18.00  17.10 

Biblioteca Adelphi, 714
In quel tempo remoto gli dèi si erano stan­cati degli uomini, che facevano troppo chiasso, disturbando il loro sonno, e deci­sero di scatenare il Diluvio per eliminarli. Ma uno di loro, Ea, dio delle acque dolci sotterranee, non era d’accordo e consi­gliò a un suo protetto, Utnapishtim, di co­struire un battello cubico dove ospitare uomini e animali.

La terra dell’oblio

18.00  17.10 

Contro gli eccessi della memoria
Balzac scriveva che “i ricordi rendono la vita più bella, dimenticare la rende più sopportabile”; Borges nel racconto La biblioteca di Babele lascia che i suoi personaggi individuino nell’oblio “una forma di memoria”; già Dante alla fine del Purgatorio vuole che il fiume Lete permetta alle anime dirette al Paradiso di lavarsi dei propri peccati, rimuovendo così la memoria delle cose cattive del passato. La letteratura ha sfiorato o trattato con cura il tema dell’oblio, e oggi è necessaria una somministrazione sapiente di dimenticanza anche in ambito storico e politico. Per mettere in luce i danni da “eccesso di memoria”, Paolo Mieli, con la chiarezza del grande divulgatore e l’accuratezza dello storico, prende in esame decine di eventi ed episodi del nostro passato, dalla storia antica al Medioevo fino ai nostri giorni: dal ruolo – mal compreso e peggio ricordato – di Caracalla imperatore di Roma a Carlo Magno, da Bisanzio “oscurata” da Costantinopoli alla Napoli rivoluzionaria di fine Settecento. Tra amnesie sospette e memorie riluttanti, queste pagine restituiscono peso anche a temi a noi più cari e vicini, quasi quotidiani, come le origini della mafia, l’eredità del fascismo italiano e del nazismo tedesco, indagando il non detto che segna il racconto della Resistenza e spingendosi a commentare il discorso pubblico del nostro presente, tra virus, pandemie, ipotesi cospirazioniste. Una terapia, quella a base di oblio, che Mieli identifica come necessaria, dato che “gli storici avrebbero dovuto far argine in qualche modo al dilagare della memoria”. Perché “quando si hanno idee forti sul presente, è pressoché inevitabile che quelle idee si impongano sulle interpretazioni del passato.” Eppure, dobbiamo fare di tutto per evitarlo.

Le formiche tagliafoglie

20.00  19.00 

Animalia ,5
Molti si accorgono dell’esistenza delle for­miche solo quando ne trovano una nella zuccheriera e se ne ritraggono inorriditi, ma per Hölldobler e Wilson, che al loro studio hanno dedicato la vita intera, que­sti minuscoli insetti sono una continua fonte di meraviglia e di scoperte. In modo spe­ciale le attine tagliafoglie, dalle stupefacen­ti caratteristiche: grazie al fatto che vivono in popolazioni di milioni di individui or­ganizzati in un elaborato sistema di caste e che possiedono uno degli apparati di co­municazione più complessi fra quelli no­ti nel mondo animale, le tagliafoglie sono infatti una delle espressioni più compiute del superorganismo sulla Terra.

Le vie dell’acqua. L’Appenino raccontato attraverso i fiumi. Civiltà Appenino

17.00  16.15 

Sette scrittori, sette fiumi e una battaglia: restituire all’Appennino il ruolo di dorsale simbolica del nostro paese, raccontandone la storia attraverso i corsi d’acqua che sgorgano dalle sue montagne. L’Appennino ospita una fauna e una flora particolari. Le distese di faggi e di querce, il passo felpato della volpe, del cinghiale e del lupo si sposano con un sottobosco fatto di felci e funghi di ogni tipo. L’umidità lo avvolge e la cortina di silenzio fa sì che la mente di chi lo attraversa trovi la quiete e si disponga alla meditazione, al ricordo, alla fuga con la fantasia. Ma l’Appennino è anche il luogo dove si aprono le sorgenti d’acqua dolce: racconta la storia del Po, del Tevere, del Sele, del Crati. L’acqua è un bene che va narrato nelle sue molte fasi di nascita e di cammino. Ogni regione d’Italia ha le sue fonti, ha i suoi torrenti e i suoi fiumi. Non c’è paese che non debba la sua esistenza a un fiume o a una sorgente. L’acqua è la linfa vitale dei nostri paesi, che disseti uomini e bestie o che irrighi le campagne. E i fiumi sono in movimento continuo, scendono dalle alture e raggiungono i posti più lontani della pianura. Presentazione di Piero Lacorazza e Gianni Lacorazza.

Non sprechiamo questa crisi

12.00  11.40 

«Nessuno è più efficace di Mariana Mazzucato nel produrre gli strumenti che servono a vincere una battaglia di idee». – The Guardian
La sfida cui i governi di tutto il mondo si trovano davanti è enorme: la necessità di attuare misure di sostegno al reddito dei cittadini e di aiuti alle aziende in difficoltà, il rafforzamento delle prestazioni sanitarie dirette agli utenti, un livello di collaborazione senza precedenti fra le nazioni, dalla corsa al vaccino alla gestione dei tamponi e del tracciamento dei contagi. Purtroppo, nell’ultimo mezzo secolo, il messaggio politico prevalente in molti paesi è stato che i governi non possono – e quindi in sostanza non devono – governare. Da tempo politici, dirigenti di imprese ed esperti si lasciano guidare da un’ideologia che si concentra ossessivamente su misure statiche di efficienza per giustificare i tagli alla spesa, le privatizzazioni e le esternalizzazioni. Ecco la ragione per cui i governi hanno ora a disposizione un numero di strumenti più limitato per rispondere alla crisi. Ed è proprio questa la lezione del Covid-19: la capacità di uno Stato di gestire una crisi di grande portata dipende da quanto ha investito nella capacità di governare, fare e gestire, cioè di dare forma a mercati che producano una crescita sostenibile e inclusiva, finalizzata all’interesse pubblico.

Praga. Capitale segreta d’Europa

16.00  15.20 

Pronunci la parola Praga e ti vengono in mente l’oro e il nero, i riflessi dei cristalli e dei granati, la musica, la raffinatezza dei caffè e la pittura onirica dell’Arcimboldo. La capitale magica della vecchia Europa è un viaggio straordinario attraverso il tempo e lo spazio: è la città delle tenebrose meraviglie dell’imperatore-alchimista Rodolfo II, dei carillon, del cimitero ebraico, del Golem, dei fantasmi e delle mostruose mutazioni kafkiane. È la città del buio fiammeggiante dell’occupazione nazista, dell’oscurità plumbea degli anni comunisti, del Sessantotto e dell’incredibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Praga, luogo che Mozart ha più amato al mondo. Una passeggiata lunga un libro, dove l’ultima meta è il Ponte Carlo dal quale guardare la Moldava e capire d’un tratto che cos’è l’Europa.

Quello che non ti dicono

18.00  17.10 

«Mi aiuti a scoprire chi era mio padre? Non l’ho mai conosciuto, ma è sempre con me.»
Per mesi questa richiesta, arrivata alla fine di una presentazione de La mattina dopo, è rimasta sepolta nei miei pensieri. Poi, la mail di un missionario che vive nel deserto algerino mi ha convinto a mettermi in viaggio. Il padre di Marta scomparve nel 1975 quando lei non era ancora nata, risucchiato nel gorgo del terrorismo che aveva cominciato a insanguinare l’Italia. Carlo Saronio, figlio di una delle famiglie più benestanti di Milano, non aveva ancora ventisei anni quando venne tradito dagli amici con cui condivideva ideali rivoluzionari. Marta per anni non ha mai fatto domande, immersa in un faticoso silenzio. Ma non si può vivere in eterno con i fantasmi, arriva sempre il giorno in cui dobbiamo fare i conti con le memorie, anche le più dolorose. Così le ho detto di sì, e ho cominciato un viaggio alla ricerca delle tracce di quel ragazzo che viveva sospeso tra due mondi inconciliabili, che trovò il coraggio di scegliere la sua strada quando era troppo tardi. Scavando nei ricordi di una Milano in cui il passato è ancora presente tra noi, sono riuscito a riannodare i fili di una storia mai raccontata, che appartiene anche a me.